Senza categoria

Unirsi per combattere. Anzi no!

Uniti si vince, ma in questa categoria si preferisce camminare da soli.

Lo stare soli in cabina può compromette anche le iniziative di fare “squadra” per migliorarsi.

Faccio il lavoro del “camionista”, anche se io preferisco annunciarmi che faccio l’autista come lavoro, da un po’ tempo e ho notato un aspetto che vorrei tanto cambiare.

Il lavoro dell’autotrasportatore è un lavoro fatto al 90% in solitaria. Solo nei momenti di scarico, carico merce o nelle pause prestabilite, l’autista di mezzi pesanti ha modo di avere dei rapporti umani con altra gente.

Quanto detto è solo un mio pensiero generalizzato ma non si discosta tanto dalla verità.

L’autista dei mezzi pesanti guida un veicolo da un punto A a un punto B e lo fa solo in cabina quasi sempre. Tranne i casi in cui si viaggia in coppia.

Ci sono le eccezioni ma adesso voglio soffermarmi sul titolo di questo articolo.

È un lavoro quindi che ti porta a stare tante ore da solo e questo stare solo ha, in molti casi e per tanti, compromesso quel senso di unione che in altri settori esiste.

Il camionista preferisce pensare a se stesso, preferisce che la situazione, la sua situazione lavorativa, vada bene. Poi degli altri e del contesto generale poco gli interessa.

Questo modo di vedere le cose è chiaramente dimostrato dal fatto che non esiste un’organizzazione che tuteli la categoria dei camionisti.

In quasi tutte le categorie lavorative esistono delle Associazioni, a volte anche più di una, che hanno lo scopo di fare sentire quella categoria verso le istituzioni.

Da soli non si riesce mai a cambiare un aspetto negativo, tranne in rari casi. Solo l’unione porta a dei benefici.

Invece per la categoria in cui adesso mi ci trovo, almeno fino a poco tempo fa, non esisteva un’organizzazione che dava l’opportunità ai tanti camionisti italiani di potersi unire per cercare di migliorare degli aspetti negativi.

Fortunatamente ultimamente le cose stanno cambiando, nel senso che stanno nascendo delle Associazioni a tutela della figura del camionista.

Il fatto che in passato, e fino a poco tempo fa, questo senso di condivisione non era affatto preso in considerazione, credo sia dovuto al fatto che il camionista è un solitario e, il solo pensiero di aggregarsi, di fare squadra, di unirsi per migliorare l’intera categoria, interessa poco a una grossa fetta dei tanti lavoratori di questo settore.

Se qualche pazzo poi, decide che è giunto il momento di creare qualcosa che possa iniziare a migliorare i tanti aspetti negativi di questo settore, creando delle Associazioni, delle iniziative di aggregazioni, questo personaggio viene appunto visto come un pazzo dai suoi colleghi.

L’assurdo è che, se si fa presente che l’unione creata dal pazzo ha portato ad un beneficio per l’intera categoria, si preferisce screditare il buono che si è fatto, dando poca importanza a quanto avvenuto.

Perché tutto questo? Perché il camionista preferisce lamentarsi piuttosto che fare qualcosa.

La categoria del camionista è una categoria strana.

È una figura fondamentale per l’economia di un paese ma il camionista non ci si rende conto del potere che ha.

Lui preferisce guardare nel suo orticello e pensare solo che il suo orto cresca bene, non curandosi degli orti che gli sono di fianco. E se incorre in un problema nel suo orto, preferisce lamentarsi ma non unirsi con altri per migliorare il suo orticello e quello degli altri.

Preferisce guardare altre cose di un problema risolo, dando importanza a piccolezze che potrebbero essere ignorate. Ma guardare al problema risolto grazie, soprattutto, al fatto di essersi uniti, non riesce a vederlo.

Strano il camionista!

Ma io sono fiducioso e speranzoso.

La categoria sta includendo i giovani, pochi ancora che decidono di intraprendere questo lavoro duro ma bello, ma saranno loro che cambieranno l’idea del: “chi se ne frega di fare squadra, l’importante che le cose vadano bene a me!”

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