Autista

Le 3 false credenze sui camionisti

Da sempre la figura del camionisti è vista come una categoria fatta da gente brutta, sporca e cattiva.

Eppure io non mi ritengo brutto, cerco di lavarmi spesso durante la mia settimana fuori casa e, dagli amici, e sopratutto da mia moglie, sono considerato una bonaccione.

Aldilà della scherzo e del mio esempio personale, stento a considerare veritiere i tre principali pregiudizi che la gente comune considera sui camionisti.

In un interessante articolo scovato su internet, i preconcetti che la gente comune affibbia alla figura degli autotrasportatori è dovuta principalmente a ignoranza, falsa informazione e paura.

Ignoranza perché si ignorano tante informazioni che molti non conoscono e ci si affida solo su considerazioni personali.

Falsa informazioni perché si tengono in considerazioni notizie date da amici, parenti che nulla sanno di un’intera categoria.

Paura perché i mezzi pesanti sono visti come dei pericoli e il solo doverli sorpassare in autostrada è un’azione che mette agitazione al comune automobilista “della domenica”.

I dati però sono ben altri e affermano e mettono in risalto informazioni completamente diversi.

Questi falsi miti sugli autotrasportatori sono dovuti a considerazioni storiche: i camion degli anni ’60, erano molto pericolosi e i camionisti di allora viaggiavano quanto volevano, mangiavano, bevevano e poi, magari, si addormentavano al volante.

Quell’immagine passata del camionista è rimasta nell’inconscio collettivo e, anche se oggi sono cambiati i camion e ci sono altre regole e altri uomini, l’immagine classica del camionista resta sempre quella.

Oggi i camion, dati alla mano, consumano molto meno, anche rispetto ad una comune autovettura, il cronotachigrafo ha imposto delle regole ferree alla giornata lavorativa del camionista e i camionisti attuali sono, seppur in minima parte, giovani istruiti e ben scolarizzati.

Motivi di cui sopra che farebbero sprofondare i falsi miti passati ma che, come abbiamo visto, continuano a rimanere solidi nel presente.

E’ un peccato però perché nelle emergenze, vedasi nel 2020 in periodo Coronavirus, il camionisti è stato considerato un eroe. Superata quella emergenza l’eroe è tornato nel dimenticatoio.

Ma pazienza.

Il camionista, seppur non ha bisogno di essere “divinizzato”, continuerà, con la sua passione e la sua dedizione a mandare avanti l’economia di intere nazioni, macinando chilometri e trasportando tutto quello che serve alla gente comune.